martedì 6 aprile 2010

CAPITOLO SECONDO; Massoni,ebrei,banchieri e peste nera

IL CASATIELLO:Storia e filosofia raccontate da un autodidatta
CAPITOLO SECONDO:Massoni,ebrei,banchieri e peste nera ossia strutto,sale,pepe e lievito


1)Le condizioni sociali al momento della svolta.


La società medioevale rimaneva in balia di una ristretta schiera di rappresentanti del clero e della nobiltà.
La chiesa aveva il monopolio dell’istruzione e con la dottrina patristica aveva reso tutti timorati di Dio. Le fu facile convincere quella massa di diseredati finiti sotto il giogo barbaro di accettare la condizione di servaggio presentandola come volontà divina. Era la chiesa a garantire il diritto dei principi a governare chiedendo in cambio che si trasformassero nel suo braccio armato per assicurarsi l’obbedienza dei fedeli ed ottenerne in numero sempre maggiore fino ad ottenere il dominio totale dell’umanità. Il papa sarebbe diventato sempre più potente perché il dominio delle anime lo rendeva superiore ai principi. L’anima non ha una nazionalità per cui la giurisdizione del papa era totale,non ristretta nell’ambito di un feudo,di un regno o un impero. Per contro i principi,re e imperatori dovevano rigar diritto perché se fossero usciti dalla grazia del Signore sarebbero stati rovesciati dai loro sudditi.
Gran parte dell’umanità si ritrovò così schiava del potere clerico-nobiliare. I contadini producevano carne e grano per i loro padroni fornendo loro anche la servitù di cui abbisognavano e manodopera gratis all’occorrenza. Nei borghi gli artigiani provvedevano a fornire i mezzi necessari per la manutenzione dei beni dei padroni. Erano più fortunati dei contadini perché in caso di attacchi di malintenzionati erano già al riparo nel castello mentre i contadini dovevano fuggire dalle loro miserabili capanne in cui vivevano insieme agli attrezzi di lavoro e agli animali.
Qualcuno per sfuggire a quella vita miserabile sfruttò il suo talento innato per recitare, suonare, cantare,danzare e insomma divertire i padroni. Il compenso non era certamente quello di oggi, si riusciva però a sfamarsi facendo lavorare più lo spirito che il corpo. Si otteneva lo stesso risultato con la pittura e la scultura che rientravano però nelle arti esercitate nel borgo.
C’era poi qualche attaccabrighe abile a maneggiare le armi. Il principe poteva graziarlo facendogli pagare il debito di riconoscenza prendendolo a servizio come guardia del corpo. Questi si assicuravano una vita migliore anche se in generale non era lunga. Il signore se ne serviva per tenere a bada i suoi servi e loro erano ben contenti di questo ruolo di kapò che assicurava pagnotta e privilegi.

I nobili ricevevano un’educazione militare e religiosa,il resto era molto facoltativo. In fondo quelle erano le materie che garantivano la stabilità del loro potere e della chiesa che convinceva il gregge ad accettarlo. Chiesa e nobiltà grassavano sui loro schiavi con decime,gabelle,imposte e manodopera gratis mentre loro le tasse non le pagavano.
La chiesa era però più democratica della nobiltà. A differenza dell’esercito che riservava ai nobili i gradi di ufficiale, i soldati della chiesa ufficialmente non avevano alcuna limitazione Dai preti venivano accettati allievi di qualsiasi condizione sociale e i più meritevoli potevano uscire da quella schiavitù. La chiesa aveva bisogno di un vasto bacino umano per scegliersi le menti migliori con le quali continuare a soggiogare l’umanità. Un servo difficilmente poteva aspirare alla carica di vescovo. Di solito questa era riservata ai cadetti della nobiltà che non avendo diritto all’eredità paterna per la legge del maggiorascato supplivano con un vescovado. La stessa cosa avveniva per i monaci, l’abate era quello che aveva fatto le più generose offerte al convento per cui era un altro modo per sistemare cadetti. Il servo finiva così per essere destinato a parrocchie di campagna o rimaneva un povero fraticello anche,pur se raramente,poteva accadere che trovasse un patron così potente da fargli acquisire la carica di vescovo o abate. A quel punto gli si aprivano anche le porte del papato.
Tra quelli che intraprendevano la carriera ecclesiastica c’era anche chi si appassionava più ai classici che alla teologia. Poteva accadere che decidesse di smettere la tonaca per dedicarsi a tempo pieno alla scienza che l’aveva colpito. Doveva però trovare uno sponsor che lo sostenesse e finanziasse. In genere rimaneva con la tonaca cercando di conciliare i suoi interessi coi doveri spirituali. In entrambi i casi doveva però stare molto attento. L’inquisizione era in agguato e qualsiasi deviazione dogmatica sarebbe stata fonte di grossi guai.
Quei pochi che gettarono la tonaca poterono comunque godere di una vita più agiata. Furono accettati nelle corti per il contributo che avevano dato al progresso e rappresentarono motivo di vanto per il principe o vescovo che aveva scoperto e incoraggiato le loro capacità. Era una vittoria del merito ma questi fortunati dovevano stare molto attenti a non montarsi la testa. La scomparsa del loro protettore o l’arrecare un’offesa ad un nobile poteva farlo precipitare di nuovo nel baratro.

A partire dal dodicesimo secolo cominciarono a formarsi LE CORPORAZIONI DELLE ARTI E DEI MESTIERI. Gli appartenenti ad una stessa categoria professionale si riunirono per difendersi dai clienti morosi. Se un socio non veniva pagato scattava il boicottaggio del cliente. Nato per difendersi dai soprusi di preti e nobili si trasformarono quasi subito in veri e propri sindacati. Si dettarono le regole della categoria fissando anche la qualità standard dei loro manufatti. I nuovi associati dovevano sottoporsi ad un lungo tirocinio Di solito si entrava ancora ragazzini e le famiglie pagavano per inserirli.
Il termine CORPORAZIONE era quello usato in Italia. In Inghilterra si diceva GUILD,in Germania ZUNFTEN,in Francia GUILDE. Il termine ufficiale era però UNIVERSITAS o COLLEGIUM.
La corporazione aveva una rigida gerarchia. Al vertice c’era il MAESTRO che intascava la maggior parte del guadagno. Il resto se lo spartivano gli APPRENDISTI mentre i lavoranti dovevano accontentarsi del vitto e alloggio gratis.
Le corporazioni non sorsero ovunque nello stesso tempo. Cominciarono a formarsi nelle città sede di fiere ove più frenetica era l’attività commerciale. Dovevano poi vincere la diffidenza dei sovrani assolutisti che le consideravano un pericolo per la stabilità del potere. Ecco perché sorsero per prima nella Germania e nell’Italia settentrionale che ancora divise in stati e staterelli offrirono le condizioni migliori per la loro formazione.Anche l'Inghilterra si mostrò un terreno ideale perché dopo la concessione della Magna Charta i feudi avevano acquisito ampie autonomie dal potere centrale. Principi e Vescovi arrivarono a concedere autonomie tali che il Maestro ebbe il potere di giudicare e condannare nell’ambito della sua corporazione.
Le Corporazioni subirono però una divisione classista. In testa c’erano i Mercanti seguiti dalle corporazioni delle arti liberali,cioè notai,giudici,medici e avvocati. In fondo c’erano gli artigiani.


LA CONOSCENZA DEL PASSATO E’ IL FARO CHE NEL PRESENTE AIUTA A SCEGLIERE LA GIUSTA VIA DEL FUTURO. SENZA, SARANNO SEDICENTI VEGGENTI A GUIDARCI INDIRIZZANDOCI IN MODO DA FAVORIRE I LORO INTERESSI. Questa è mia


2) I massoni


Tra le varie corporazioni quella edile era certamente la più remunerativa. Le corporazioni avevano raggiunto un primato assoluto nella categoria perché alla domanda di monasteri e cattedrali si affiancava in modo sempre più massiccio quella di regge,castelli e palazzi nobiliari.
Sia i principi che i vescovi riconobbero alle corporazioni privilegi,immunità e franchigie che resero le corporazioni quasi autonome per cui i muratori si ritrovarono in condizioni di semilibertà. Gli inglesi chiamavano MASON il muratore e per quel loro privilegio sociale gli affiancarono l’attributo FREE per cui nacque il termine FREEMASON .,come testimoniato da un documento del 1292 riguardante lavori effettuati nel palazzo Westminster. In Francia divenne FRANCMASON,in Germania FREIMASON,in Italia FRAMMASSONE.
Le corporazioni edili più rinomate furono quelle tedesche. All’epoca la Germania era solo un concetto geografico perché era un insieme di centinaia di stati. Lo stesso era per l’Italia,anche se meno frammentata. Per l’Inghilterra era quasi la stessa situazione perché i feudi avevano raggiunto larghe autonomie dopo la concessione della Magna Charta.
I muratori tendevano chiaramente a mantenere i loro privilegi e dovevano battere la concorrenza che era forte. Ogni cantiere stabiliva le sue regole in modo da proteggersi dallo spionaggio “industriale”. C’era poi da accattivarsi la clientela clerico-nobiliare per cui le maestranze dovevano essere timorate di Dio e osservanti delle leggi,da qui l’accurata selezione del personale.
Chi entrava nel cantiere veniva attentamente osservato sia sul lavoro che nel privato e solo dopo un lungo tirocinio poteva accedere alla carica di APPRENDISTA. La carica gli veniva concessa con un’apposita cerimonia in cui gli si chiedeva di giurare che non avrebbe rivelato ad alcuno i segreti del mestiere. Naturalmente si impegnava anche ad osservare i suoi doveri verso il principe e la chiesa. Veniva poi affiancato ad un capomastro che poteva essere lo scalpellino,il muratore,il fabbro,il pittore,lo scultore o chiunque altro servisse a realizzare l’opera. Erano i COMPAGNI dell’Architetto,il vero direttore d’orchestra. Lui era il vero MAESTRO e fungeva da architetto,ingegnere,costruttore e curatore dei rapporti col committente. Coordinava le varie specialità in modo da concretizzare il suo progetto che doveva rispondere al gusto e la cultura del cliente.
Il committente, per controllare che le sue aspettative non fossero disattese,poneva a fianco dell’architetto una sua persona di fiducia,di solito la stessa che lo aveva indotto a realizzare l’opera. Questa doveva avere simbologie e forme tali da inneggiare alla gloria del santo o del casato. L’architetto per contro si serviva di uomini di cultura per non farsi trovare impreparato alle obiezioni colte del “segretario di produzione”. Questi colti collaboratori non avevano nulla a che fare con l’edilizia ma la loro presenza dava quel valore aggiunto che consentiva all’architetto di battere la concorrenza. Entrarono anch’essi a far parte dello staff come ACCETTATI.
Il Maestro architetto usava dare le sue disposizioni in una LOGGIA dell’edificio in costruzione. Era lì che venivano discussi i problemi eventualmente sorti o impartite le disposizioni per il prosieguo dei lavori. Era la sala di riunione dello staff e vi erano ammessi solo quelli che avevano prestato giuramento.

Furono queste corporazioni a realizzare quelle splendide cattedrali dimostrando che la capacità artistica dell’uomo non era stata perduta col crollo dell’impero romano. Il Gotico fu il loro capolavoro perché con esso abbandonarono l’angosciante Romanico buio e solenne. La volta gotica permise al peso della struttura di poggiare su archi rampanti e non più sulle pareti. Queste poterono così assottigliarsi e ospitare ampie vetrate che diffondevano all’interno una luce multicolore che sembrava inneggiare in un tripudio di gioia alla divinità. Gli archi sostenuti dalla chiave di volta lanciavano tutta la struttura verso l’alto come se tendesse a congiungersi col cielo. Il Romanico invece con le sue forme possenti rimaneva inchiodato sulla terra.
Gli anni del Gotico furono anche quelli gloriosi dei Templari e questo non fu un caso. I Templari portarono nuovi concetti costruttivi dall’oriente diffondendoli nelle corporazioni che poi difesero impegnandosi in prima persona a favorirli con privilegi,franchigie ed autonomie. L’autonomia a quei tempi restava solo un sogno se non si apparteneva alla nobiltà o all’alto clero.


ALCUNI FINISCONO NELL’OMBRA PER VOLER METTERSI TROPPO IN LUCE. Smiles

3) Celestino V e Bonifacio VIII

Abbiamo accennato ai Templari ma su loro bisogna spendere qualche parola in più perché insieme agli altri ordini monastici guerrieri nati con le crociate saranno protagonisti della “mia storia”.
I Templari erano superprotetti da San Bernardo,animatore del movimento cistercense che decise di volgere lo sguardo al cielo anziché rimanere troppo ancorati alla terra come i cluniacensi. Bisognava dare maggiore importanza alla fede che a quel filosofare che la metteva in crisi. Questo pensiero si rifletté anche sull’architettura che dal romanico robusto abbarbicato sulla terra passò al gotico sottile slanciato verso l’alto. I Templari diedero un grosso contributo al loro santo protettore fornendo alle corporazioni edili gli elementi necessari per poter realizzare quelle opere. I monaci soldato avevano appreso in oriente quelle nozioni e collaborarono coi massoni proteggendoli e facendo accordare loro molti privilegi da principi e sovrani.
Il 18 maggio 1291 cadde San Giovanni d’Acri e con essa l’impero latino d’oriente. Era ormai ridotto solo all’isola di Cipro dove aveva sede il Re di Gerusalemme. Sull’isola si ritrovarono insieme Templari e Ospitalieri, l’ordine rivale, che sull’isola era di casa perché dedito alla cura dei malati negli ospedali che vi aveva costruito. La convivenza non durò a lungo.
Nel 1293 il Gran Maestro dei Templari,Jacques de Molay, decise di abbandonare l’isola e ritornarsene in Francia. A Parigi c’era la loro sede principale, una cittadella fortificata divenuta una sorta di Fort Knox. Era lì che l’Ordine custodiva le donazioni che gli arrivavano da ogni parte e per la sicurezza che offriva il luogo vi si trovava anche il tesoro dello stato e altri depositi privati. In pratica i Templari facevano da banchieri.
Sul trono di Francia sedeva all’epoca Filippo IV,detto il Bello.

All’arrivo dei Templari il trono pontificio era vacante. Niccolò IV era morto il 4 aprile 1292 e i dodici cardinali del conclave non riuscivano a trovare un accordo. Ci si mise pure un’epidemia di peste che costrinse i prelati a sospendere i lavori che ripresero il 18 ottobre 1293 con un cardinale in meno. Il poveretto si era buscato la peste come mise il naso fuori.
La mancanza del papa innervosiva il re di Napoli Carlo II d’Angiò,detto lo Zoppo. Gli angioini erano stati cacciati dalla Sicilia a seguito della rivolta dei Vespri del 1282. Avevano chiamato Giacomo II d’Aragona offrendogli la corona perché aveva sposato la figlia di Manfredi. Era il figlio naturale di Federico II e i siciliani avevano amato sia lui che il figlio. Giacomo era divenuto re d’Aragona e Carlo era riuscito a strappargli l’impegno di restituirgli la Sicilia. Occorreva però l’avallo del papa e per questo aveva fretta. Si recò a Perugia,sede del conclave,ed irruppe nella sala per dare loro fretta. Aveva infranto una regola fondamentale. A nome dei presenti si alzò il cardinale Benedetto Caetani che lo cacciò fuori con tono autoritario. Uscito Carlo convennero che bisognava fare presto ma non trovando ancora un accordo decisero di eleggere un papa transitorio per avere più tempo di riflettere.
La scelta cadde su Pietro da Morrone,a Napoli meglio conosciuto come Pietro da Majella. Era un benedettino che aveva fondato un nuovo ordine,quello dei Celestini. Si era trovato spesso ad Aquila fondata per volontà di Federico II e completata nel 1254. Aquila si trovava sulla Via Francigena, il percorso dei francesi che andavano in Terrasanta,templari compresi. E’ probabile che abbiano approfittato per impiantare ad Aquila anche una loro base. Dovettero anche conoscere Pietro da Morrone perché quando nel 1273 andò a Lione a piedi per scongiurare il papa di non sopprimere il suo ordine intercesse anche per loro. Si voleva dare una sforbiciata al numero abnorme di ordini che erano nati e si voleva anche unificare l’ordine templare con quello ospitali ere,cosa che ai Templari non garbava. Quel viaggio accrebbe la fama dell’eremita e di lui si cominciò a parlare sempre di più. Pietro portò a termine nel 1288 la costruzione della Chiesa dedicata all’Assunta. Come poteva quel povero eremita comprare il terreno,fare il progetto e adunare le maestranze senza l’aiuto dei Templari che in quel genere di cose erano maestri.
Il 5 luglio1294,all’unanimità,i cardinali scelsero Pietro da Morrone come nuovo papa. Aveva quasi ottant’anni e se ne sarebbero liberati presto sostituendolo con uno più capace di far politica e far crescere la potenza della chiesa.
Viene in mente a questo punto l’elezione di Giovanni XXIII,il papa buono,scelto per simili motivi.
Il povero eremita quando lo seppe rimase di stucco. Tanta responsabilità lo intimoriva. Dovette convincerlo Carlo lo Zoppo in persona animato da quella fretta di cui abbiamo parlato. L’incoronazione avvenne il 29 agosto nella chiesa di Collemaggio,ad Aquila. Era la sua chiesa,quella che gli avevano costruito i Templari. Assunse il nome di Celestino V. Suo primo atto fu l’istituzione della Perdonanza che prometteva indulgenza plenaria a quanti si sarebbero recati il 28 e 29 agosto a pregare nella chiesa a Collemaggio. Ancora oggi si celebra la ricorrenza nella città che adesso si chiama L’Aquila e non più Aquila. Chi gliel’abbia suggerito è difficile saperlo. Forse i Templari,divenuti ormai banchieri, Carlo d’Angiò,che non lo mollava di un passo,o il cardinale Caetani che voleva fare una prova dell’Anno Santo che avrebbe istituito sei anni dopo.
Carlo lo Zoppo se lo portò a Napoli ponendogli la sede in Castelnuovo.Gli fece nominare tredici nuovi cardinali di cui sette francesi e tra gli italiani c’era anche il suo cancelliere.
Il cardinale Caetani non si aspettava questo. Cominciò a influenzare il papa per fargli dare le dimissioni. Era una cosa mai successa ma lui riuscì comunque a rassicurarlo che sarebbe stato tutto regolare. Arrivò ad entrare di soppiatto nella sua stanza di notte e nascondendosi nell’ombra si spacciava per un angelo invitandolo a ritornare al suo eremo.
Il 13 dicembre Celestino V lesse la bolla in cui annunciava le sue dimissioni. Il conclave si tenne a Napoli e grazie anche a quelli che si era comprato Caetani fu eletto nuovo papa. Partì poi per Roma ove il 23 gennaio 1295 fu incoronato nella basilica di San Pietro col nome di Bonifacio VIII. I Caetani a Roma avevano i Colonna come nemici ma il papa aveva l’appoggio di Carlo d’Angiò al quale aveva certamente promesso di risolvere il suo problema siciliano. Temeva però che i suoi nemici si servissero di Pietro per farlo decadere. Sarebbe bastato che il celestino avesse confessato le pressioni subite. Incaricò Carlo lo Zoppo di arrestarlo. Pietro,probabilmente avvertito del pericolo,era già in fuga con l’aiuto dei suoi amici Templari. Lo catturarono infatti mentre fuggiva alla volta del Gargano. Da lì i templari lo avrebbero messo al sicuro a Cipro.
La cattura avvenne il 16 maggio 1295. Fu subito consegnato al papa che lo rinchiuse in un castello a Fumone,in Ciociaria,di proprietà della famiglia Caetani. Morì il 19 maggio 1296 e molte sono le tesi sulla causa del decesso. Fu trovato un foro nel cranio e si pensò ad una tortura per fargli rivelare qualche segreto. Sembra invece che si trattasse di un ascesso di sangue. Comunque sia, Bonifacio VIII resta il responsabile della sua morte se non altro per lo stress procuratogli da quella sua condotta. Alla notizia della morte del suo predecessore indossò il lutto,fatto singolare per un papa. Avviò poi subito il processo di beatificazione.
Questa storia mi rammenta la morte di papa Giovanni Paolo I. Ma in questo caso Bonifacio sarebbe stato papa Giovanni Paolo II che non prese il lutto ma assunse il suo stesso nome. Erano i tempi dello IOR,la banca vaticana,in mano alla P2 e alla Mafia. A capo dello IOR c’era Marcinkus,il vescovo lituano inviato dall’America a Paolo VI come guardia del corpo. La sua condotta spregiudicata aveva rischiato di porre fine alla storia della chiesa e molti volevano la sua testa. Lui doveva invece per forza rimanere per mettere a posto il suo malfatto. Cominciarono i finanziamenti a Solidarnosh ma anche rapimenti di ragazzine, forse vittime di pedofilia, da utilizzare come armi di ricatto. Il papa dovette obiettare qualcosa ma fu subito zittito da colpi di pistola. Gli autori dei rapimenti di quelle ragazzine ebbero importanti benefici e addirittura al capo fu riservata la sepoltura in una chiesa,come avveniva per i nobili. In fondo si trattava comunque di criminali che servendo la chiesa acquistavano un lavaggio gratis dell’anima. Ritornando a Marcinkus,il vescovo piduista fu mandato via nel 1989,ad opera conclusa. Il muro di Berlino era caduto. Lo IOR fu affidato al laico Angelo Caiola ma non cambiò di molto perché il papa aveva già trovato una soluzione. Si inventò un altro ufficio in modo che il braccio destro di Marcinkus,non coinvolto nelle indagini,rimanesse a condizionare l’attività dell’istituto mettendo in grande imbarazzo Caiola.


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4) la lotta tra Bonifacio VIII e Filippo il Bello


Carlo lo Zoppo aveva agito in quel modo perché Bonifacio VIII gli promise di risolvergli il problema siciliano. Il 20 giugno 1295,dopo un mese dalla cattura di Pietro da Morrone, ad Anagni fu infatti firmato l’accordo agognato. Giacomo II passava la Sicilia a Carlo. Avevano però tutti e tre sottovalutato i siciliani che gli angioini proprio non li digerivano. Scattò una rivolta che mandò tutto all’aria e Bonifacio VIII fu costretto ad incoronare Federico II d’Aragona re di Sicilia il 25 marzo 1296. Era il fratello di Giacomo che aveva preso la corona d’Aragona. Il papa aveva fatto il suo esordio nella politica internazionale con un fiasco.
In Francia Filippo il Bello aveva problemi di cassa. Aveva già spolpato gli ebrei ma non era stato sufficiente. Decise di tassare anche il clero suscitando la pronta reazione di Bonifacio VIII che gli ordinò di revocare l’editto. Il papa si sentiva baldanzoso perché era appena riuscito a sottomettere i Colonna facendo della loro Palestrina terra bruciata. Restava comunque la preoccupazione che le decime sarebbero rimaste in Francia e dovette escogitare qualcosa per far soldi. Visto il buon esito della Perdonanza ad Aquila decise di ripetere l’esperimento a Roma. Nasceva il Giubileo.
Il pellegrino che nel 1300 si fosse recato a Roma avrebbe avuto l’indulgenza plenaria se avesse visitato San Pietro,San Paolo fuori le mura e San Giovanni in Laterano. Le chiese passavano quindi a tre mettendo su una vera industria dell’indulgenza. L’iniziativa si rivelò un successo ma non solo per la Chiesa. I pellegrini che affluirono in massa da ogni dove avevano bisogno di dormire e mangiare oltre a portarsi a casa qualche ricordino. I romani si riempirono le tasche di soldi benedicendo il papa che aveva avuto quell’idea. Bonifacio VIII stabilì che l’Anno Santo si sarebbe ripetuto ogni cent’anni.

Affrontò poi Filippo il Bello con la bolla “Salvator mundi”nella quale gli toglieva tutti i privilegi tra i quali la riscossione delle decime. Ne seguì poi un’altra,”Ausculta fili” nella quale invitava a Roma i cardinali francesi e lo stesso sovrano per un concilio. Filippo il Bello diffuse in tutta la Francia un documento che sintetizzava le due bolle. In sintesi diceva che il papa romano voleva governare al posto suo.
Nell’aprile del 1302,per la prima volta nella storia della Francia, convocò gli STATI GENERALI. Era un’assemblea che prevedeva tre camere separate,ciascuna rappresentante le tre classi sociali: CLERO,NOBILTA’ e quelli che non vi appartenevano,cioè, il TERZO STATO. Con voto unanime,compreso quindi il clero, si schierarono tutte con il sovrano.
Bonifacio VIII partì con una terza bolla,”Unam Sanctam”. Ribadiva il concetto che era lui il padrone e minacciava di scomunica il sovrano. Filippo il Bello andò su tutte le furie. Intendeva mettere sotto processo quel papa eretico e stregone invalidandone la nomina. Conosceva la passione del papa per l’alchimia e la negromanzia. Carlo d’Angiò gli aveva poi confidato che portava al dito un anello magico. Era appartenuto a Manfredi,il figlio di Federico II. Mandava strani luccichii che proiettavano figure di animali e a volte umane. Filippo ordinava intanto ai vescovi francesi di non recarsi al concilio che il papa aveva indetto a Roma.
Il papa si trovava sempre più in difficoltà e la sua autorità continuava a scemare per la condotta di Filippo. Si comprò l’alleanza di Alberto d’Asburgo incoronandolo re di Germania il 30 aprile 1303.
Gli promise che l’avrebbe fatto anche imperatore del sacro romano impero se l’avesse aiutato ad aver ragione di Filippo.
Filippo a questo punto ruppe ogni indugio. Mandò ad Anagni il suo consigliere Nogaret che chiamatisi i Colonna andò ad arrestare il papa per condurlo al cospetto di Filippo. Scattò però la rivolta degli abitanti che misero in fuga i congiurati. Sotto la protezione dei suoi alleati Orsini poté rientrare a Roma ove vi morì un mese dopo.
Quell’affronto lo aveva minato nel fisico e nel morale. Aveva constatato che poi non era così facile avere la tempra di papi passati alla storia come Magni. Durante il suo pontificato nominò quindici nuovi cardinali,gran parte amici e parenti.


ANCHE CON UNA SELLA DORATA UN ASINO NON DIVENTA CAVALLO. Proverbio arabo


5) La fine dei Templari


Filippo IV,detto il Bello,era sempre in cerca di denaro per far quadrare i conti. Aveva rapinato gli ebrei e i “lombardi”,come venivano chiamati gli usurai italiani, aveva svalutato la moneta. Non era bastato. Cominciò a mettere gli occhi sulla Torre del Tempio, la cassaforte che si trovava nella cittadella dei Templari. Già nel 1274 si era avuto l’idea di unire in un unico ordine Templari e Ospitalieri,poi abbandonata per le suppliche di Pietro da Morrone. Se il papa fosse tornato alla carica avrebbe potuto affidare a suo figlio la guida dell’ordine riunito e a quel punto il gioco era fatto. Il papa doveva a lui la sua elezione: Era il vescovo di Bordeaux che aveva assunto il nome di Clemente V e se ne stava a Poitiers perché non si fidava dei romani.
Gli Ospitalieri a Cipro stavano sempre peggio perché venivano coinvolti nella politica di quel poco che restava del Regno di Gerusalemme. Si succedevano nell’isola faide familiari. I Templari avevano invece sedi in tutt’Europa pur restando quella di Parigi il quartier generale,la casa madre.
Questo per dire che chi ci avrebbe guadagnato,oltre al re,sarebbero stati gli Ospitalieri.
Clemente V ne parlò al Gran Maestro Jacques de Molay che oppose un deciso rifiuto. Filippo se ne risentì ma si tenne dall’obiettare. I Templari esercitavano un gran fascino sulla pubblica opinione e molti sovrani si servivano della loro consulenza. Bisognava prima attaccare quell’immagine e solo quando avrebbe messo in dubbio quella fama di coraggio e santità avrebbe potuto agire.
L’occasione si presentò quando seppe che Giacomo II d’Aragona aveva cacciato disgustato un monaco soldato espulso dall’ordine. Si chiamava Esquieu de Floryan e per godere dell’ospitalità del sovrano cominciò a dire peste e corna dei colleghi che lo avevano cacciato per giustificarsi agli occhi di Giacomo. Era l’uomo giusto per Filippo. Ma non gliene bastava uno,sguinzagliò i suoi uomini alla ricerca di tutti quelli che erano stati espulsi per avere un gruppo consistente di testimoni da utilizzare.
Somiglia molto alla vicenda Mani Pulite,quando tutti avrebbero messo Di Pietro a capo del governo. Feltri per circa un anno ce ne raccontò di tutti i colori sul magistrato per poi confessare clamorosamente di aver raccontato bufale. Lo fece però un giorno solo contro gli altri 365 di invettive. Da buon volpone sapeva che il popolo non ha memoria ma ha bisogno di essere bombardato continuamente, come avviene per la Pubblicità,arte in cui eccelle il fratello del suo editore.
Quando a Filippo sembrò sufficiente il numero dei testimoni raccolti,andò a Poitiers dal papa che subito capì a cosa mirava il sovrano. Non aveva però il coraggio di affrontarlo, temporeggiò promettendogli che avrebbe studiato il caso coi suoi consiglieri. Tutto avvenne nel massimo segreto ma qualche indiscrezione comunque sfuggì e Jacques de Molay andò da Clemente V per esprimere tutta la sua indignazione e quella dei suoi uomini. Chiese che fosse aperta un’inchiesta per accertare la verità e punire i calunniatori e chi li aveva indotti a farlo.
Filippo non aveva certamente paura dell’inchiesta ma si preoccupava dei tempi della giustizia. Anche allora c’era questo problema per cause come quelle. Riuscì a trovare una soluzione consultandosi coi suoi giuristi. Se avesse agito di sua iniziativa lo si poteva giustificare come un eccesso di zelo di un buon cristiano che indignato dal peccato anticipava la decisione del papa senza rendersene conto,come accecato dalla fede.
Anche questo mi ricorda varie leggi studiate apposta per ottenere scopi personali spacciandoli per interessi di tutti i cittadini. Per ora che scrivo si parla di intercettazioni ma ce ne sono già state e ce ne saranno ancora se non si riacquista la memoria.
Filippo diede incarico al vescovo di Narbonne di organizzare il blitz ma questo non se la sentì di prestarsi a quell’infamia. Si rivolse allora di nuovo a Nogaret, quello partito per arrestare il papa ad Anagni.
VENERDI’ 13 OTTOBRE 1307 scattò il blitz in tutta la Francia. Con l’accusa di eresia,sodomia ed altri orrendi crimini tutti i templari, compreso il Gran Maestro, furono arrestati e consegnati ai ferri degli inquisitori. Iniziò un minuzioso inventario dei loro beni che sarebbero poi stati affidati in custodia a notabili del regno in attesa della sentenza.
Furono in pochi a fuggire . Sotto tortura qualcuno morì gridando la sua innocenza. Altri invece non resistettero e ammisero tutto per aver salva la vita. Purtroppo tra questi ultimi ci fu pure Jacques de Molay,il gran maestro. Arrivò ad accettare di scrivere una lettera ai suoi uomini per indurli a confessare colpe non loro.
Clemente V ebbe un sussulto di orgoglio. Impose a Filippo di consegnargli i prigionieri perché toccava a lui giudicarli. La chiesa avrebbe pensato anche alla custodia dei loro beni. Filippo non poteva obiettare, avrebbe danneggiato l’immagine del fervente cristiano.
Una volta fuori dalle sale di tortura,i Templari,pensando che il papa fosse intervenuto in loro soccorso,ritrattarono tutte le ammissioni estorte con i ferri di tortura. Filippo aveva fatto però avviare dai suoi sgherri una potente campagna di disinformazione e la gente che aveva sempre osannato i Templari si raccoglieva ora sotto il palazzo reale. Chiedeva al re di non lasciare che il papa insabbiasse quell’inchiesta contro chi aveva carpito la loro buona fede.
Com’è facile convincere un popolo che non vuole ragionare con la sua testa e peggio ancora non conserva memoria e ancora peggio si affida a quella degli altri senza verificare.
Alla fine si giunse ad un compromesso. Si sarebbero formate due commissioni,una laica e l’altra religiosa. Quest’ultima era però composta da vescovi che dovevano a Filippo la carica per cui fu un’ennesima farsa. Sotto tortura i Templari tornarono a confessare e ad essere recidivi nel falso si cadeva nello stato di RELAPSI per il quale era previsto il rogo.
Il 16 ottobre 1311 il concilio di Vienne si riunì per discutere della sorte dell’ordine. Il 3 aprile si giunse alla decisione di sopprimerlo e un mese dopo arrivò il decreto che assegnava i beni francesi dei Templari agli Ospitalieri. Nel resto d’Europa si sarebbero regolate le autorità locali,tenendo però presente che l’Ordine era soppresso.
Filippo non aveva certo atteso il verdetto. Aveva già in cassa i soldi della vendita all’asta di tutti i loro beni mobili,compresi gli arredi sacri. Sfogò la rabbia di non aver potuto prendere gli immobili con chi collaborò col papa per quella decisione. Lo mandò in carcere per il resto della vita.
Cominciarono poi le esecuzioni. L’arcivescovo Philippe de Marigny ne arse 54 in un solo giorno.
Quando,il 18 marzo 1314, toccò a Jacques de Molay,il Gran Maestro volle riscattare la sua iniziale vigliaccheria. Andò verso la morte a testa alta accusando papa e re del loro infame accordo. La gente cominciò ad aver dei dubbi ma era troppo tardi. Venne arso su un isolotto della Senna conosciuto allora come Isola dei Giudei perché c’era stata,fino a pochi anni prima,una forte comunità ebraica. Il rabbinato di Parigi,prima delle persecuzioni di Filippo,era considerato il più importante d’Europa. Vi sorgevano accademie e scuole note ovunque ma dal 1306 gli ebrei stavano sgomberando perché la vita era diventata impossibile.


ET LE MALHEREUX CALOMNIE’,AVILI,DESHONORE’,SOUS LES COUPS DE L’OPINION PUBLIQUE N’A PLUS QU’A CREVER. Beaumarchais (Il Barbiere di Siviglia)


6) Dove finirono i Templari francesi sopravissuti all’epurazione.


Jacques de Molay fu arso il 18 marzo 1314. Nello stesso anno morirono il papa e il re. Clemente V il 30 aprile e Filippo il Bello il 29 novembre. Qualcuno azzardò che quelle morti fossero una vendetta divina. Non sapevano che il peggio doveva ancora venire.

Gli Ospitalieri erano riusciti a conquistarsi una nuova sede a Rodi. Il 15 agosto 1309,dopo un assedio durato due anni,il Gran Maestro Folco di Villaret aveva espugnato l’isola ottenendo il controllo delle isolette vicine. Erano divenuti i Cavalieri di Rodi strutturati in otto”lingue”a seconda del paese di provenienza. Questi erano l’Alvernia,l’Aragona,la Castiglia,la Francia,la Germania, l’Inghilterra,l’Italia e la Provenza. Avevano una sede e in più gli immobili dei templari,per il momento solo quelli in Francia.
I Templari sfuggiti al blitz di Nogaret si sparsero un po’ dappertutto raggiungendo i loro confratelli anch’essi in ambasce per lo scioglimento dell’ordine. I sovrani avevano quasi tutti condannato la condotta di Filippo e gran parte di essi continuò a proteggerli ma per non inimicarsi il papa lo facevano di nascosto o li travasavano in nuovi ordini.
Con la morte di Jacques de Molay c’era bisogno di un nuovo Gran Maestro. A questo punto devo azzardare una ricostruzione in base a tutto ciò che ho letto. I Templari adottarono una maggiore segretezza per la situazione in cui si vennero a trovare per cui trapelò ben poco sulla loro organizzazione. Sembra che la scelta cadde su Jean Marc Larminius o de l’Armenie. Risulterebbe da un documento noto come CHARTA LARMINIUS che peraltro non è stato mai trovato. Su questo documento avrebbero apposto le firme tutti i Gran Maestri succeduti a Larminius e l’ultimo a firmarlo fu il nipote del Re Sole nel 1705. Era il Duca d’Orleans che fu poi reggente di Luigi XV. Era anche il nonno di quel Duca d’Orleans che diventò Gran Maestro del Grand Orient per privarsi poi di titoli nobiliari e massonici aderendo alla Rivoluzione con il nome di Filippo Egalité.

Il re d’Inghilterra Edoardo II concesse ai suoi templari una pensione. Aveva sposato Isabella,la figlia di Filippo il Bello quando aveva solo tredici anni,lei ne aveva dodici. Un matrimonio teso a porre fine ai conflitti tra le due nazioni che si contendevano feudi francesi. Edoardo doveva guardarsi anche dalla Scozia non per difendere terre ma per mantenere la corona. Dopo avergli dato quattro figli Isabella se ne andò in Francia col suo amante cominciando a tramargli contro e il 21 settembre 1326 sbarcò in Inghilterra costringendo il marito ad abdicare e diventò lei reggente del figlio quindicenne Edoardo III. Insieme al suo amante Mortimer assunse il controllo del paese liberandosi del marito che fece uccidere. E’ il caso di dire tale padre tale figlia.
Nel 1329 il figlio raggiunse l’età per governare e vendicò subito il padre ordinando la decapitazione di Mortimer ma non ebbe il coraggio di far lo stesso con la madre che fu rinchiusa in un castello ma nelle grandi occasioni era presente a corte.

La Francia per i Templari era diventata terra bruciata. Il figlio di Filippo,Carlo IV, aveva sposato Bianca di Borgogna nel 1308. Sei anni dopo la fece rinchiudere in una fortezza con l’accusa di adulterio ottenendo poi l’annullamento del matrimonio da papa Gregorio XII. Fu impegnato in una lunga e sanguinosa guerra contro i Borgogna che dominavano le Fiandre. Continuò la politica del padre confiscando anche i beni dei “lombardi”,gli usurai italiani a cui doveva soldi. Gli ebrei furono espulsi da tutta la Francia nel 1322 con l’accusa di avvelenare i pozzi per vendicarsi dei cristiani. In politica estera appoggiava la sorella Isabella nella lotta che la opponeva al marito ma morì nel 1328,appena un anno dopo suo cognato Edoardo II.
Carlo IV non aveva eredi per cui la corona passò a Filippo IV di Valois la cui sorella Bianca aveva sposato Carlo,figlio del Re di Boemia e futuro imperatore del Sacro Romano Impero. Carlo era nato a Praga nel 1316 ma ebbe la sua educazione alla corte di Parigi dove appena tredicenne sposò la dodicenne Bianca. Filippo IV continuò la guerra contro i Borgogna sconfiggendoli definitivamente a Cassel nel 1328. E’ importante ricordare questa sconfitta e la sorte toccata a Bianca di Borgogna per capire il legame che unirà i borgognoni agli inglesi nella guerra dei cent’anni.
La Guerra dei cent’anni che insanguinò la Francia per più di un secolo ebbe inizio nel 1337,quando Edoardo III d’Inghilterra si proclamò anche re di Francia per via della sua discendenza capetingia da parte di sua madre.

In Aragona i Templari furono costretti a rinchiudersi nelle loro fortezze perché non si fidavano di Giacomo II,troppo influenzato dal papa e da Filippo IV.
In Castiglia passarono invece nell’Ordine di Calatrava composto da altri monaci soldati che combattevano per la reconquista.
Il re Dionigi di Portogallo aveva invece un ottimo rapporto coi Templari. Il Maestro provinciale dopo la nomina usava andare a corte per prestare giuramento di fedeltà anche alla corona. Per non avere problemi con la Chiesa si inventò l’Ordine di Cristo facendoselo riconoscere dal papa. Per i Templari quindi non cambiò niente,dovettero solo cambiar nome. L’Ordine di Cristo pose la sua base a Castro Malgarve ma si trasferirà a Tomar nel 1357.

Sono alcuni esempi di come andò a finire dopo l’abolizione dell’Ordine dei Templari. Le loro sedi erano sparse dappertutto. In Italia erano sorte lungo la VIA FRANCIGENA che dalla Puglia portava in Francia attraversando gli Appennini abruzzesi. Abbiamo parlato di quella di Aquila a proposito di Celestino V. In Boemia ce n’era un’altra a Praga sull’isoletta Kampa della Moldava. In Scozia c’era la famiglia Saint Clair che aveva dato molti suoi membri all’ordine. Un Conte di Saint Clair aveva partecipato alla prima crociata e quindi aveva assistito alla sua nascita. Catherine Saint Clair aveva poi sposato il suo fondatore Hugues de Payns nel 1101.

Sembra che Henry Saint Clair,utilizzando mappe vichinghe in suo possesso,abbia aiutato i templari a nascondere parte del loro tesoro in America,nel nord ovest del Canada,che forse non a caso si chiama Nuova Scozia. Del resto rimane l’enigma sulla fine delle navi templari sparite subito dopo la repressione di Filippo il Bello. Probabilmente fecero rotta per l’America. Ad infittire il mistero si aggiunga che Cristoforo Colombo fosse in realtà figlio di Bartolomeo Parestrello,un nobile piacentino legato ai Templari e imparentato coi Saint Clair. La reale paternità di Domenico Colombo di Genova è stata messa sempre in dubbio e si son fatte le più strane illazioni anche perché nelle lettere di Colombo non compaiono mai espressioni di affetto figliare nei suoi confronti. Sulla madre,un’ebrea di nome Susanna Fontanarossa,naturalmente non si ha dubbi anche se il fatto di essere giudea fa sorgere sospetti.
In definitiva sembra proprio che dell’esistenza dell’America lo sapeva un folto gruppo di persone ma il fatto non veniva divulgato un po’ per non avere concorrenti e principalmente per non andare in conflitto coi dogmi”geografici” della Chiesa. Quella di Colombo fu quindi una RI-SCOPERTA.


IL MODO SICURO PER RESTARE INGANNATI E’ CREDERSI SEMPRE PIU’ FURBI DEGLI ALTRI. La Rochefoucauld

7) Gli ebrei e la diaspora.


Da quando Tito,nel 70 d.c.,rase al suolo Gerusalemme con tutto il Grande Tempio di Salomone, i giudei non ebbero più pace. I romani li sterminarono,stanchi delle loro continue rivolte. Molti furono fatti schiavi e il resto fu costretto a disperdersi per il mondo. Ognuno di loro si portò con se le cose più preziose e tra queste vi era la bibbia per gli ebrei e l’aggiunta del vangelo per i cristiani.
I cristiani erano allora ancora uno sparuto gruppo,il solo a credere che il Messia era arrivato mentre gli ebrei erano convinti che dovesse ancora venire. Fu San Paolo ad aver la lungimiranza di estendere il credo cristiano anche ai pagani non lasciandolo confinato come un’eresia nel circolo giudeo. Il sangue dei martiri venne poi abilmente sfruttato come cassa di risonanza e con Costantino il cristianesimo raggiunse l’apoteosi diventando religione di stato. Fu allora che iniziò il Medioevo.
Gli ebrei dovettero subire attacchi di bile nel vedere quegli eretici trionfare. L’ebraismo era stato sempre un fatto privato tra i giudei e Dio che li aveva scelti per guidare il mondo, quelli invece pur di vincere non avevano esitato ad allearsi con gli infedeli.
La maggior parte degli ebrei rimase nel bacino del mediterraneo e quando finì sotto il dominio musulmano prese il nome di SEFARDITI. La Spagna fu la terra ove la comunità ebraica fu più numerosa e SEFAR era il nome ebraico della Spagna I rapporti coi musulmani non furono cattivi. Per conservare la loro religione dovettero subire un aggravio delle tasse e discriminazioni per gli impieghi della pubblica amministrazione. Era il prezzo da pagare per rimanere fedeli a quel Dio che li aveva eletti.
Quelli che invece finirono oltre i confini dell’Islam si ritrovarono sotto i principi cristiani. Assunsero il nome di ASHKENAZITI da un termine citato nella Genesi (10.3) indicante una tribù non discendente da Sem ma da Yafet, quindi ariana. La comunità più numerosa si trovava in Europa centro settentrionale. I rapporti coi cristiani erano difficili per colpa di entrambi. Gli ebrei accusavano i cristiani di aver tradito il mandato divino. I cristiani accusavano gli ebrei di Deicidio.
La condanna a morte di Gesù fu infatti voluta dal Sinedrio,il Tribunale massimo che aveva sede nel Gran Tempio. Il Sinedrio dal 70 d.c. non esisteva più ma come era in uso nelle province esistevano ancora i Consigli di Anziani guidati dal Rabbino capo. Ove potevano questi si riunivano nelle Sinagoghe funzionando da tribunale,scuola,chiesa e municipio.
La religione ebraica si basa essenzialmente sulla Bibbia,in particolare sul Pentateuco. Come indica il termine si tratta di cinque libri che sono Genesi,Esodo,Levitico,Numeri e Deuteronomio. Il Deuteronomio costituisce il fondamento della Torah che in ebraico vuol dire Legge. Esso riporta i discorsi di Mosè.
Fin dalle sue origini l’ebraismo si preoccupò di interpretare correttamente quei versi ma solo agli inizi del VI secolo si iniziò a raccogliere nel Talmud le norme sulla cui interpretazione non c’era più ombra di dubbio. Il Talmud rappresentò quindi lo strumento che regolava i comportamenti morali,sociali,politici religiosi ma anche filosofici,medici,astronomici e letterari.
Attorno al VII secolo fu fornito un nuovo strumento per interpretare le allegorie delle vicende storiche narrate nella bibbia. Fu chiamato Libro della Formazione, in ebraico SEPHER YETZIRAH. Fu allora che cominciò ad apparire il termine SEPHIROT che in ebraico significa calcolo o numerazione.
Il Sepher Yetzirah divenne un testo essenziale per analizzare i versi della Bibbia in modo da interpretare la volontà divina. Un aiuto indispensabile a quanti volessero comprendere come l’Energia Divina avesse originato il Cosmo. In questa speculazione furono avvantaggiati i sefarditi per le condizioni di vita migliore nel mondo musulmano,in particolare in Spagna. Grande esponente di questi teologi fu Mosè Maimonide.


LA VERA RELIGIONE TRASCENDE TUTTE LE RELIGIONI. Mohandas Gandhi


8) I Sefarditi sono avvantaggiati rispetto agli ashkenaziti.


Per tutto il Medioevo gli ebrei continuarono a ritenersi apolidi . Vivevano nelle nazioni sempre col pensiero rivolto a quella terra che Dio aveva loro assegnato e da cui erano stati cacciati. All’epoca non esisteva il laicismo e in ogni territorio vigeva il principio CUIUS RELIGIO EIUS LEX. Vuol dire che tutti erano obbligati a professare la religione di chi li governava. I sefarditi avrebbero dovuto seguire la religione islamica e gli ashkenaziti quella cristiana.
Nei paesi dell’Islam vigeva la legge della Sharia,il complesso delle norme dettate da Maometto. L’ osservanza della legge era quindi sia un dovere civile che religioso. Il potere legislativo era infatti detenuto dagli Ulama,in arabo vuol dire sacerdoti della legge.
Il Corano stabiliva però che tutti gli uomini dovevano ritenersi eguali nei confronti della legge ad eccezione degli schiavi nei confronti dei quali si raccomandava però la massima benevolenza e l’affrancamento se l’avessero meritato.
Per coloro che non accettavano di convertirsi ci si limitava quindi a gravarli di una tassazione maggiore con tributi speciali per la pratica dei loro culti. La regola però valeva solo per ebrei e cristiani considerati i POPOLI DEL LIBRO.
I Musulmani ritenevano che Allah,al momento della creazione,avesse liberato sia il bene che il male. Stava all’uomo scegliere da che parte stare e la sua scelta sarebbe stata poi giudicata dopo la morte destinandolo o al paradiso o all’inferno. Era il principio del Libero Arbitrio. L’etica islamica differiva da quella cristiana,probabilmente perché di formazione più recente e quindi più conforme alla realtà. Il comandamento “non uccidere”,ad esempio,per i musulmani diventava “non uccidere se non per giusta causa”. Induceva anche ad una solidarietà più attiva. L’ama il tuo prossimo come te stesso per i cristiani era inteso “non fare agli altri ciò che non vuoi sia fatto a te”, per i musulmani era invece inteso “augura agli altri ciò che vorresti fosse augurato a te”.
L’Usura era vietata anche per i musulmani ma non c’era la condanna del profitto. Una delle colonne dell’Islam era la Zakat,la decima da destinare ai poveri,una tassa di solidarietà. Il ricco era quindi un benefattore e più soldi aveva più poveri ne beneficiavano. La figura del mercante era quindi una figura positiva paragonabile a quella del proprietario terriero. Per convincersene basta leggere quelle novelle orientali in cui spesso il principe azzurro è rappresentato da un mercante.
I non musulmani erano esclusi dall’amministrazione pubblica e non potevano né vendere né comprare terreni. Potevano però esercitare un commercio o intraprendere un’attività artigianale. Se possedevano già un terreno potevano esercitare anche attività agricole anche se la negazione della compravendita li penalizzava sul mercato.
Anche se esclusi dall’amministrazione pubblica molti principi musulmani si chiamarono accanto studiosi ebrei e cristiani come consiglieri o medici. Li assumevano in forma privata senza inserirli nell’organico. Questo permise ai sefarditi si approfondire ancor di più i loro studi teologici ma anche di consultare tutto lo scibile classico che i musulmani avevano tradotto in arabo,lingua simile alla loro.. La scuola di Atene che Giustiniano aveva chiuso si trasferì a Baghdad e gli arabi ,vere spugne di conoscenza, l’avevano riscoperta aggiungendovi le novità apprese nei territori sottomessi che andavano fino all’India.
La Spagna in particolare divenne un immenso bacino culturale per i sefarditi che continuavano a seguire le regole del Talmud e le indicazioni del loro Rabbino Capo. Tra i massimi esponenti di questa cultura sefardita ci fu Mosè Maimonide (1135-1204). Profondo conoscitore dei classici greci viaggiò a lungo sconfinando anche in Provenza. Finì poi per stabilirsi in Egitto ove divenne medico personale del sultano Saladino.
Furono uomini come Mosè Maimonide a far nascere una vasta letteratura mistica ruotante attorno ai Sephirot che indusse al convincimento che si potesse conoscere il mistero della creazione dalla lettura attenta della Bibbia. Le ricerche dei vari studiosi su questa materia furono raccolte nello Zohar, il Libro dello Splendore. Cominciò a circolare nel XIII secolo e da allora si sentì parlare di Qabbalah. Il temine in ebraico indicava una ricevuta commerciale. Evidentemente,influenzati dal mestiere esercitato, consideravano la rivelazione avuta attraverso il calcolo (sephirot) una ricevuta della volontà divina.


OGNI RELIGIONE POSSIEDE VALIDE INTUIZIONI DELLA NATURA DELLA VERITA’ MA NESSUNA DI ESSE LA PERCEPISCE NELLA SUA INTEREZZA. Mohandas Gandhi


9) La Cabala


La cabala riscosse un gran successo tra matematici,alchimisti e altri studiosi europei che la utilizzarono insieme alla riscoperta dei classici per soddisfare il loro bisogno di conoscenza. Speravano di trovarci le risposte ai problemi che da sempre li assillavano.
I mistici ebrei erano così convinti di aver ormai svelato il mistero della creazione. Attraverso i sefirot si erano convinti che l’energia divina si fosse materializzata nel creato attraverso quattro stadi:
1°) ATZILUT; emanazione ancora troppo vicina a Dio e quindi immateriale.
2°) BERIAH; materializzazione graduale.
3°) YETZIRAH; inizio della forma che rimane però ancora incerta.
4°) ASIYAH; la forma vera e propria come viene avvertita dai nostri sensi
L’ipotesi per alcuni era che Dio avesse voluto procedere alla creazione per dare un segno della sua gloria. Si contrasse all’infinito per poi esplodere nella sua potenza. L’energia si espanse attraverso una spontanea canalizzazione come un cuore che pompa sangue attraverso il circuito arterioso. I canali superiori,nel processo creativo,resistettero a quell’onda immane si pressione. Quelli inferiori subirono dei danni trattenendo solo in parte l’energia. Divennero particelle spurie e statiche che gli ebrei chiamarono QELLIPOT. Un termine che sta per “scorze”, erano loro le responsabili del male avendo interrotto il flusso di energia divina.

L’interpretazione dei messaggi nascosti nei versi della Bibbia diede origine ad un gran numero di discipline. Tutte erano tese a decrittare la volontà divina celata nello scritto. Ne ricordiamo alcune:
TZERAF; Trasmutazione. Le parole venivano anagrammate per coglierne il vero significato.
GHEMATRIA; Dal greco: Calcolo. Ad ogni lettera si assegnava una cifra. Alle prime dieci corrispondevano le prime dieci cifre. Dall’undicesima in poi si procedeva di dieci in dieci fino alla diciannovesima. Alle ultime tre venivano assegnati i valori 200,300 e 400. Sommando le cifre di ogni lettera della parola si aveva un numero che rappresentava la forma archetipa operante sulla parola. Le parole che davano una stessa somma avevano un identico valore. Ne scaturiva ad esempio l’equazione UNITA’= AMORE.
ATSBAH; Si cambiavano le lettere con la prima che diventava l’ultima ,la seconda la penultima e via di seguito.
Lo Tzeraf per quella sua proprietà di mescolare le lettere incuriosì molto gli alchimisti che mescolavano sostanze alla ricerca continua della pietra filosofale.
I mistici ebrei erano riusciti ad accordarsi sul numero delle sephirot necessarie al fedele per avvicinarsi a Dio Erano dieci ,collegate tra loro da sentieri contrassegnati dalle lettere dell’alfabeto ebraico. L’alfabeto è composto di 22 lettere, che, in sequenza sono:
A – B – C – D – H – V – Z – Ch – T – I – Ċ – L – M – N – S – Ajn – P – Ts – Qn – R – Sch – Th
Questo era lo schema di collegamento delle sephirot, detto anche ALBERO DELLA VITA:

























Legenda:
KETER: Corona
BINAH: Scienza e conoscenza
HOKMAH: Saggezza
GEVURAH: Forza
HESED: Misericordia
TIFERET: Bellezza
HOD: Gloria
NETZAH: Vittoria
YESOD: Fondamento
MALKUT: Regno
DAAT: Non è propriamente un sephirot ma esprime il confine che c’è tra l’uomo e Dio

I ventidue sentieri contrassegnati dalle lettere dell’alfabeto hanno un ordine ben preciso. Le lettere sono assegnate procedendo dall’alto in basso e da destra a sinistra.
E’da notare che insieme ai dieci sephirot e a quello “virtuale” DAAT danno un totale di 33,numero che ritroveremo quando tratteremo il rito scozzese antico e accettato parlando di massoneria.
Nello schema dell’ALBERO DELLA VITA individuiamo tre percorsi che prendono il nome di: COLONNA DELL’EQUILIBRIO: E’ quella centrale. L’uomo(Malkut), attraverso il sentiero Th, giunge al fondamento della fede(Yesod):. Continuando per il sentiero P raggiunge il senso e la bellezza del creato(Tiferet) e attraverso il sentiero B varcherà il confine che separa l’uomo da Dio(Daat) congiungendosi a Lui(Keter). COLONNA DELLA SEVERITA’: E’ quella di sinistra. L’uomo(Makut),sempre sorretto dalla fede(Yesod),seguendo il sentiero Sch giungerà alla Gloria(Hod). Procedendo per il sentiero S riceverà la forza(Gevurah) per proseguire per il sentiero I che lo porterà alla scienza e conoscenza (Binah) e quindi a Dio(Keter) per il sentiero C. COLONNA DELLA GRAZIA : E’ quella di destra. L’uomo(Malkut),col solito fondamento della fede(Yesod) attraverso il sentiero R riporterà la vittoria sui suoi nemici(Netzah). Il sentiero L lo porterà ad essere misericordioso coi vinti(Hesed):Proseguendo per il sentiero H acquisterà saggezza(Hokmah) e attraverso C si congiungerà a Dio.

La perfezione può quindi essere raggiunta, partendo sempre e comunque dalla fede nella parola del Signore, attraverso tre percorsi diversi. Quello mistico consiste nella contemplazione e la comprensione della bellezza del creato. Gli farà mantenere il giusto equilibrio per raggiungere la perfezione che lo congiungerà a Dio. Quello impegnativo consiste nella severa applicazione allo studio che lo porterà alla consapevolezza di Dio e quindi al ricongiungimento. Quello eroico consiste nel mostrare coraggio coi nemici e dopo averli vinti trattarli con misericordia e saggezza. Il rispetto che ha avuto per quel nemico che comunque è parte del Suo creato gli consentirà di unirsi a Lui.
L’ALBERO DELLA VITA divenne un pensiero fisso per i mistici ebrei. Le Sephirot finirono per avere corrispondenze astrali: il TIFERET divenne il sole,Yesod,la luna,Markut,la terra. Una sorta di analogia coi cieli platonici che dividevano il nostro mondo da quello delle Idee. Appare chiara l’influenza dei classici sugli ebrei che li stavano traducendo dall’arabo al latino su richiesta di studiosi dell’Europa cristiana.
Sentieri e sephirot finirono per essere utilizzati nei campi più disparati. Li usarono pure indovini che si aiutavano con le stelle o coi tarocchi. Gli alchimisti,sempre a caccia della pietra filosofale,ritenevano,ad esempio, che avevano da scoprire un tipo d’oro corrispondente al sephirot Binah,quello della scienza e conoscenza per raggiungere l’obiettivo. Avevano già scoperto sette qualità che avevano associato ai sette sephirot inferiori. Era insomma quello che stiamo facendo oggi con le particelle subatomiche cercando la “particella di Dio” per capire i misteri dell’Universo,scusandomi per l’accostamento fatto solo per capire bene l’aria che tirava a quei tempi.
Del resto vedendo la tiratura della Settimana Enigmistica coi suoi anagrammi,palindromi e altre cripto manie si può capire il fascino che hanno sempre esercitato le parole. Anche gli antichi vi attribuivano poteri magici e questo depone a favore di un’influenza dei classici sull’evoluzione della speculazione ebraica.


IN GIRUM IMUS NOCTE ET CONSUMIMUR IGNI Le anime stanche (frase palindroma)
(Ci aggiriamo di notte consumati dal fuoco)


10)Gli usurai ashkenaziti adottano la stessa malizia cristiana per continuare a lavorare.


Gli Ashkenaziti si trovavano molto peggio sotto il dominio dei principi cristiani. Come i sefarditi si consideravano ancora apolidi,per loro la patria continuava ad essere la regione che Dio aveva scelto per il suo popolo diletto. La loro presenza era comunque tollerata al pari degli zingari tanto più che i principi da loro ricavavano più tasse. Come succedeva nei paesi sotto il dominio dell’Islam, erano costretti a pagare un tributo per poter continuare a praticare il loro culto. Di terreni poi neanche a parlarne,era già difficile per i cittadini venirne in possesso con quel regime feudale che traeva proprio dall’estensione della proprietà il suo potere politico. Con le corporazioni veniva loro precluso anche l’artigianato dovendo assicurare ai loro clienti di avere solo maestranze timorate di Dio. Naturalmente non potevano accedere neanche nell’esercito e nell’amministrazione pubblica.
Per vivere dovettero esercitare i lavori che i cristiani rifiutavano. Ebbero in pratica il monopolio delle lavanderie e dei mestieri più umili di allora. Molti si arrangiarono vendendo qualche prodotto del loro artigianato o scarti che riciclavano dopo averli messi a nuovo.
I più intraprendenti riuscirono a metter su un vero e proprio commercio. Del resto la concorrenza era poca perché la Chiesa condannava il commercio che perseguiva l’arricchimento incentivando l’avidità dell’uomo. Si diventava avari e si cercava di ingannare il prossimo per spillargli quattrini.
Agli ebrei nessuno diceva niente perché già erano in difetto per la loro mancanza di fede e qualcuno cominciò a far tanti soldi da poter anche prestarli a usura. La loro ricchezza aumentò e di conseguenza anche il loro peso nella società.
Fino all’undicesimo secolo non ci furono grossi problemi d’integrazione. Anche Sant’Agostino aveva detto che gli ebrei erano la testimonianza vivente delle origini del cristianesimo per cui non erano considerati eretici. Il cristianesimo era del resto un’evoluzione dell’ebraismo e si aspettava che prima o poi anche gli ebrei si stancassero di aspettare il Messia riconoscendo di aver mandato a morte quello che era già arrivato.
Dopo l’undicesimo secolo le cose iniziarono a cambiare. Si era ai tempi di Mosè Maimonide e sia dalla Spagna che dalla Sicilia cominciavano a trapelare i classici tradotti dagli ebrei con le nozioni cabalistiche. La chiesa reagì con le Crociate in Terrasanta contro i musulmani e quelle in Europa contro gli eretici. Con le crociate i banchieri ashkenaziti si trovarono di colpo con una forte concorrenza cristiana. La chiesa aveva bisogno di denaro per cui rivide l’intransigenza delle proprie posizioni. In fondo se a prestarle soldi fosse stata una società non poteva essere considerato un peccato,la società non aveva un’anima e quindi non era soggetta ad alcun dovere verso Dio. Quel mezzuccio pseudo teologico-filosofico faceva acqua ma ci pensarono i mercanti cristiani con la lettera di cambio a togliere d’impaccio i porporati. I mercanti cristiani avevano comunque da battere i più capaci ebrei che quel mestiere lo praticavano da secoli. Cominciò l’intolleranza anche contro gli ashkenaziti che nel 1290 furono espulsi dall’Inghilterra. Seguì la Francia nel 1308.
I maggiori usurai cristiani furono però i tedeschi e gli italiani. Si diedero talmente da fare che Tommaso d’Aquino(1225-1274)si sentì in dovere d’intervenire. Ribadì la condanna dell’usura aiutandosi stavolta con Aristotele. I classici avevano ormai invaso l’Europa e bisognava affrontare il nemico con le sue stesse armi. Molti ebrei per stare ancora sul mercato si convertirono al cristianesimo adottando poi gli stessi stratagemmi cristiani per continuare la loro attività usuraia.


E’ MEGLIO ESSERE VOLPE TRA LE OCHE CHE OCA TRA LE VOLPI. Proverbio russo


11) Il sistema bancario prima del medioevo


Un sistema bancario esisteva già nel secondo millennio avanti Cristo. A Babilonia c’era l’uso di depositare i propri beni nei templi o nel palazzo reale ove era custodito anche il tesoro pubblico. A quei tempi i beni consistevano per lo più in cereali,metalli preziosi od oggetti d’oro e argento. Depositato il bene,il cittadino riceveva un attestato che poteva anche trasferire come forma di pagamento. Ai templi si affiancarono poi anche banche private che oltre a gestire i depositi clienti offrivano anche mutui,anticipi di pagamento e operazioni di giroconto. Si evitava così il Baratto, troppo difficoltoso per il commercio. Era difficile scambiare un bue con galline o trasportare latte in un mercato troppo lontano. Deperibilità e frazionamento limitavano le possibilità di commercio.
Per stabilire una misura del valore dei beni si ricorse poi alla Moneta. Dapprima si ricorse a quello che il territorio offriva in natura. In Abissinia fu il sale, i Maya adottarono i semi di cacao, i cacciatori le pelli,gli stanziali gli animali domestici e cereali. I romani ad esempio adottarono la pecora e da pecus deriva il termine pecunia usato per il denaro.
La scoperta dei metalli portò poi all’adozione di quelli più preziosi. Erano più facilmente trasferibili e non avevano problemi di deperibilità. Lì Egitto fu il primo a farlo con i lingotti in rame. Il suo sistema si diffuse rapidamente in tutto il bacino del mediterraneo. Si passò poi all’oro,all’argento e all’elettro,una lega di oro e argento.
La prima vera moneta nacque in Lidia,nella metà del settimo secolo avanti Cristo. Era un tondello di elettro di forma ovoidale che mostrò subito la sua efficienza inducendo altri popoli a far lo stesso.
Egina adottò lo statero d’argento, Atene il tetradramma e così via. Sorse però il problema del cambio, bisognava stabilire un’equivalenza tra le varie monete per non bloccare il commercio.
Fu Pericle a risolverlo ad Atene,una città che grazie al commercio divenne la New York del Mediterraneo.
Atene contava ventimila cittadini che vivevano nell’ozio,considerato l’attività più nobile dell’uomo. Esso consentiva di raggiungere una perfezione culturale e spirituale che consentiva di dedicarsi completamente e bene al progresso della città e al mantenimento della pace sociale. I cittadini si mantenevano grazie all’opera di cinquecentomila uomini divisi tra Metechi,Liberti e Schiavi.
I metechi erano immigrati stabilitisi per loro volontà in quella città che offriva opportunità inimmaginabili nella terra da cui provenivano ove il re e il sacerdote si accaparravano tutta la ricchezza. Accettavano di buon grado di pagare le tasse per restarci. I liberti erano gli schiavi che erano stati affrancati. Sia liberti che metechi potevano svolgere qualsiasi attività fatta eccezione per la pubblica amministrazione riservata ai solo cittadini. Gli schiavi venivano trattati bene e coltivavano sempre la speranza di diventare un giorno liberti.
L’attività bancaria era svolta da Trapeziti, naturalmente metechi. Oltre a cambiare valute raccoglievano depositi pagando interessi,concedevano prestiti ad interessi variabili a seconda dell’ attività svolta dal cliente. Potevano arrivare anche al 50% se si trattava di un marinaio visto l’elevato rischio del trasporto via mare. Questo però offriva anche lauti guadagni per cui quell’interesse usuraio veniva tollerato e i banchieri si arricchivano.
Ai tempi di Pericle i trapeziti più potenti erano addirittura due liberti:Pasione e Fermione. Questo a dimostrazione della democrazia regnante. I due ex schiavi dovettero benedire il giorno in cui gli ateniesi li catturarono.
Roma,partita con le pecore,passò ai lingotti di rame come in Egitto e solo verso il 335 a. c. si dotò di in suo sistema monetario utilizzando prima il bronzo e poi oro e argento. Le immagini riprodotte sulle monete erano quelle dei loro dei e solo a partire da Cesare cominciarono a vedersi i profili imperiali.
Roma,per la sua attività di cambio,copiò molto dalla Grecia. Formò pure una scuola di specializzazione perché con la grande quantità di monete che circolavano si diffondeva sempre più la falsificazione. I Mummulari avevano il compito di riconoscerle e accertarne la validità. I cambiavalute si chiamavano Argentarii e anch’essi col tempo si trasformarono in banchieri perfezionando la documentazione per la loro attività.
Lo stato attraverso i Viri Mensorii manteneva comunque sotto controllo l’attività degli argentarii. Non riuscì però ad evitare le loro speculazioni. Erano loro a battere moneta per cui potevano pilotare la quantità di denaro in circolo a loro vantaggio. La festa finì con Giulio Cesare che istituì la Zecca di Stato. Pagò per questa sfrontatezza venendo ucciso con ventitre pugnalate.
I sacerdoti ebrei non permettevano ai fedeli di pagare le tasse al tempio con le monete recanti simboli profani. Imposero che le tasse si pagassero esclusivamente col Siclo d’argento,la moneta che a loro dire era gradita al Signore. Il loro scopo in realtà era un altro. Erano d’accordo coi cambiavalute che facendo incetta di sicli ne aumentavano il valore al cambio spartendosi poi il guadagno. Fu per questo che GESU’CACCIO’I MERCANTI DAL TEMPIO. Fece la stessa fine di Cesare morendo in modo ancora più cruento sulla croce.
Augusto ridiede potere agli argentarii e le cose per l’impero tornarono tranquille. Col tempo aumentò però la loro voracità e pian piano i romani cominciarono a perdere le case e i terreni. Persa la fiducia nelle banche e nell’impero che le proteggeva tutto il sistema cominciò a crollare e Roma iniziò il suo declino.
Con Costantino ritornarono i simboli sacri sulle monete,stavolta quelli cristiani. Il cristianesimo era divenuto religione di stato perché l’imperatore volle ripagarlo dell’aiuto ricevuto per vincere i suoi avversari. Sulle monete apparve il simbolo della croce per ostentare il successo avuto sul più forte concorrente: il sole-Mitra.


LA MENTE E’ COME L’OMBRELLO, FUNZIONA MEGLIO SE APERTA. Paolo Poli


12)Il sistema bancario va in crisi con le invasioni barbariche ma si riprende con Carlo Magno


Con l’arrivo dei barbari ebbe fine l’Impero d’Occidente e con esso il suo sistema bancario. Le monete in uso rimasero quelle di Costantinopoli ma erano usate solo in emergenza perché non si avvertiva più il bisogno né di monete né di banche. I barbari ci fecero capire che in fondo il denaro non contava niente,si presero con la forza tutto quello che volevano riducendo in schiavitù tutto l’occidente. Per loro le monete erano solo dei dischetti di metallo e fu per questo che risultò difficile anche corromperli. Loro non avevano un’idea di una società organica,si assicuravano il benessere grazie al lavoro degli schiavi. Lo erano anche quei galli della pianura padana,anche loro divenuti cittadini romani grazie a Giulio Cesare. Risulta quindi buffa quella pretesa di superiorità leghista che da loro pretendono di discendere,mai come allora gli italiani furono veramente uniti da quella condizione di schiavitù. Si salvarono solo i romani che gravitando attorno al Papa beneficiarono di riflesso della politica della chiesa tesa ad ingraziarsi i nuovi padroni.
Si ritornò in pratica agli albori dell’umanità,quando vigeva la legge del più forte. Andarono in rovina tutte le meraviglie ingegneristiche costruite dai romani e si perse tutta l’esperienza delle maestranze specializzate e l’efficienza della pubblica amministrazione. La Chiesa rimase indifferente a quello scempio addirittura incoraggiando la distruzione di quelle opere fantastiche ritenendole un retaggio pagano. La preoccupazione dei papi fu solo quella di convertire i barbari al cristianesimo in modo tale da imporre anche a loro il primato della chiesa. Ci riuscirono alla grande e col loro aiuto riempirono la penisola di chiese utilizzando gli splendidi manufatti dell’epoca imperiale che furono trasformate in cave da dove prelevare materiale. Gli antichi templi sparirono per far posto a cattedrali e man mano venne cancellata ogni traccia dell’antica grandezza di Roma.

Verso la fine del settimo secolo il longobardo Cuniperto sentì il bisogno di avere una moneta propria recante la sua effige. Il suo esempio fu subito imitato da Franchi e Visigoti. Ricominciò la circolazione di monete. Carlo Magno,nominato paladino della Chiesa,volle mettere un po’ d’ordine stabilendo che nel suo impero circolasse solo una moneta:il Denaro d’argento. Il denaro divenne l’unica moneta circolante,Soldo e Lira erano solo delle definizioni. Il soldo indicava un valore di 12 denari,la lira un valore di 240 denari. Con una sola moneta in circolazione ancora non si avvertiva l’esigenza di un sistema bancario perché non c’era valuta da cambiare che desse il via a quel processo. D’altronde il sistema feudale non richiedeva ingenti capitali per avviare imprese. I Mangravi disponevano di un’enorme forza lavoro a costo zero che potevano impiegare per coltivare terre,allevare animali e nel caso anche per difendersi da nemici eventuali. All’interno delle loro roccaforti c’erano quei pochi che sapevano esercitare un mestiere che provvedevano alla manutenzione dei loro beni e alla fabbricazione degli attrezzi da lavoro per gli schiavi. Con Carlo Magno si era sancita l’alleanza tra la Chiesa e la Nobiltà,il nuovo nome dato ai barbari per edulcorare la loro rozza origine. Abati,vescovi e mangravi ingrassavano sulle spalle degli schiavi e il Papa garantiva quell’andazzo dall’alto della sua autorità conferitagli dal fatto di essere il rappresentante di Dio sulla terra.

Con la stabilizzazione del Sacro Romano Impero cominciò timidamente anche la ripresa del commercio e man mano che cresceva si ricominciò ad avvertire la necessità di un sistema che garantisse un sistema più sicuro per il trasporto di denari e che finanziasse nuove imprese. Nessuno era però disposto a prestare soldi gratis. La Chiesa aveva proibito l’usura. Gli ebrei essendo già dannati potevano invece farlo e quei pochi che si erano arricchiti col commercio si tuffarono in quell’affare moltiplicando a dismisura i loro guadagni. Si parla in questo caso degli ashkenaziti perché abbiamo visto che i sefarditi erano in concorrenza coi musulmani nel commercio per cui non fruirono di alcun vantaggio.
Nell’Europa cristiana gli ebrei erano tenuti ai margini della società e per vivere erano costretti ad accettare i lavori più umili e faticosi,un po’ come succede oggi per i nostri immigrati. Le lavanderie erano in mano agli ebrei e un altro modo di arrangiarsi era la vendita di roba usata recuperata dagli scarti dei quartieri di chi se la passava meglio. C’era poi la vendita di oggetti di loro manifattura o di altro materiale procuratosi in qualche modo. La vita che conducevano la si può paragonare a quella degli zingari ai quali del resto venivano accomunati.
Alcuni più intraprendenti si erano messi nel commercio non avendo nemmeno in questo una forte concorrenza cristiana. La Chiesa riteneva che il PROFITTO FOSSE PECCATO. Per la Chiesa o si nasceva ricchi o si era condannati alla schiavitù. Gli schiavi venivano poi consolati assicurando che dopo morti sarebbero stati meglio.
I mercanti ebrei approfittarono subito di quella necessità di finanziamenti che permetteva di investire al meglio i soldi che avevano guadagnato. Divennero orafi,cambiavalute. Misero su banchi di pegno e cominciarono ad arricchirsi a dismisura.

All’inizio delle crociate la situazione cominciò a cambiare. Il Dogmatismo sul quale la chiesa aveva costruito il proprio predominio cominciava a vacillare con i classici e la cabala che irrompevano dalla Spagna. Era colpa dei musulmani che avevano tradotto e custodito l’opera dei dotti della scuola di Atene che Giustiniano chiuse nel sesto secolo. Era colpa anche dei sefarditi che l’avevano ritradotta in latino aggiungendovi quel fascino misterioso della Cabala. Le crociate dovevano servire a cancellare i musulmani ma fallirono nell’intento. Si riuscì solo a cancellare la cultura occitana con le crociate contro i catari nella Francia sudoccidentale.
Le crociate costavano e per finanziarle ci si dovette indebitare con gli orafi,come detto per la maggior parte ebrei. L’affare indusse molti cristiani ad entrare in quell’affare e la chiesa chiuse un occhio. Per mettersi in regola i cristiani adottarono la Cambiale. All’epoca consisteva in un documento notarile nel quale si dichiarava di aver ricevuto una certa somma da un cliente impegnandosi a restituirgliela in un altro paese nella moneta che vi circolava. In quel paese operava un cambiavalute socio dell’emittente della cambiale. Quando il cliente gli si presentava con la Lettera d’Avviso gli versava la somma indicata nella cambiale facendo la cresta sul cambio di moneta. In pratica il tasso d’usura veniva sostituito dal tasso di cambio e fu per questo che si chiamò cambiale.
Orafi e cambiavalute si arricchirono sempre più col crescere dell’attività commerciale grazie anche alle crociate che aprirono nuovi mercati. Gli orafi custodivano anche l’oro di clienti che volevano metterlo al sicuro nei loro forzieri. Si accorsero che non tutti venivano a richiederlo in tempi brevi e subito si accese la lampadina dell’avidità. Cominciarono ad utilizzarlo per concedere prestiti ad imprese guadagnandoci negli interessi. I più attivi furono gli orafi dell’Inghilterra meridionale: E’ un sistema ancora in uso e si chiama RISERVA FRAZIONARIA:
La Riserva Frazionaria consiste nell’emettere denaro superiore al valore dell’oro detenuto in cassa. Nel caso dell’orafo,se nella cassaforte aveva oro per mille sterline emette titoli per altre 9000 sterline che, sommati al titolo dato al cliente che ha depositato, fanno 10.000 sterline.
Ammettendo un interesse del 10%,ad essere buoni,grazie agli interessi, alla fine dell’anno il capitale in cassaforte è raddoppiato. A quel punto può anche giocare al rialzo emettendo titoli per 20.000 sterline a fronte dei 2000 che ha in cassa,quadruplicando alla fine dell’anno il valore iniziale.
Di solito l’oro prelevato dai clienti viene subito sostituito da nuovi depositi. Se per un colmo di sfortuna si presentano tutti insieme si avrebbe il fallimento. Il condizionale è d’obbligo perché di solito si forma una cordata di orafi per soccorrersi a vicenda.
Questo grosso imbroglio viene ancora oggi usato dalle banche ed è persino legale. Alle banche americane è infatti concesso di far prestiti fino a dieci volte il valore di deposito,proprio come nell’esempio che ho riportato. IL SEGRETO DELLA RICCHEZZA DELLE BANCHE E’ LA RISERVA FRAZIONARIA.


IL POVERO E’ ODIATO ANCHE DAI SUOI PARENTI, IL RICCO HA UN’INFINITA’ DI AMICI Antico Testamento Proverbi 14-20


13) Enrico I d’Inghilterra,il primo sovrano ad accorgersi del pericolo delle banche.


Enrico I era il figlio di Guglielmo il Conquistatore e successe al trono inglese a suo fratello nel 1100. Era appena finita la prima crociata conclusasi con la riconquista di Gerusalemme. Uomo di grande cultura,emise la Charta of Liberties, contro l’interferenza regia in questioni feudali, e le Borough Charts per promuovere lo sviluppo delle città. Promosse la costituzione delle corporazioni di gilde di mercanti e impose al papa che avrebbe scelto lui i vescovi cedendogli solo l’investitura formale.
Accortosi della frenetica attività degli orafi s’inventò il Tally stick stabilendo che le tasse si sarebbero pagate da allora in poi solo con quella nuova forma di moneta. Erano bastoncini su cui veniva indicato il valore con delle tacche. Venivano poi divisi longitudinalmente ottenendone due che riportavano lo stesso valore e combaciandoli ci si assicurava che fossero gli originali. Uno veniva messo in circolazione,l’altro restava nell’agenzia delle entrate. Con i tally stick lo stato pagava i suoi fornitori che potevano poi usarli come forma di pagamento. Presto diventò un bene desiderabile facendo concorrenza ai titoli emessi dagli orafi. Anche il re per le sue necessità poteva ora rivolgersi ai suoi sudditi e non più agli usurai. I tally stick cominciarono ad essere venduti come titoli di stato con interessi di gran lunga minori a quelli praticati dagli orafi. In questo modo era il re a controllare l’economia della nazione agendo sugli interessi e sulla quantità circolante a seconda delle condizioni di mercato
Enrico I dimostrò che il denaro era solo cartastraccia e il valore che gli veniva dato dipendeva dalla fiducia della gente. Creò un rapporto diretto coi suoi sudditi eliminando l’intermediazione delle banche che ingrassavano sui passaggi. Il sistema si rivelò talmente efficiente da rimanere in vigore per ben 726 anni. Fu abolito solo nel 1826 quando l’ebreo Nathan Rothschild assunse il controllo dell’economia inglese. Durante quegli anni subirono ogni sorta d’attacco da parte dei banchieri ma la maggior parte dei sovrani continuò a difenderli.

Malgrado cambiali,titoli e tally stick le monete continuavano a circolare in abbondanza. Se ne coniavano sempre nuove per iniziativa di abati,vescovi,principi e sovrani. Incaricavano gli orafi di coniarle fornendo il metallo necessario. Per questo pretendevano un diritto di Signoraggio per cui la moneta indicava più del suo valore intrinseco.
Tra le monete circolanti quella di maggior prestigio era il Tornese,così chiamato perché coniato nell’abbazia di Tours.
Le Cambiali si erano intanto fuse con le lettere d’avviso dando vita alla LETTERA DI cambio. Nacque anche la LETTERA DI FIERA che permetteva al mercante di girare senza soldi addosso quando si recava nelle città sede di fiere. Era in uso la riscossione all’ordine o al sostituto che consentiva ad un rappresentante di un mercante di operare in sua vece. Col tempo si tralasciò di indicare il nome del sostituto e nacque la riscossione al portatore che rendeva la lettera di cambio vera e propria carta moneta,anche se limitata allo scambio tra due soli soggetti,creditore e chi incassava per suo conto.


I SOLDI SONO COME IL CONCIME E DOVREBBERO ESSERE SPARSI TUTT’INTORNO Papaleo


14) La svolta


Il capitolo sul medioevo è servito ad introdurci nell’ambiente da dove inizia la nostra storia. Dovevamo renderci conto dell’ingiustizia sociale che esisteva all’epoca. Al pari delle società criminali si era stabilito un controllo totale del territorio raggiungendo un accordo tra nobiltà e chiesa per lo sfruttamento dell’umanità.
La discussione su massoni,ebrei e banchieri ,trattata nel seguente capitolo, ci ha presentato invece i protagonisti principali della svolta che ci sarà. Arriveremo alla rivoluzione che poi si tradurrà in un mero cambio al vertice. La borghesia sostituirà la nobiltà ma, malgrado i diversi tentativi, non riuscirà a sbarazzarsi della chiesa. Si accorgerà che la sua struttura era ormai troppo consolidata e non potrà farne a meno.
Gli Accettati della massoneria,gli usurai ebrei e cristiani sono quelli che ho definito gli ingredienti, permettendomi un paragone culinario sulla storia come io la vedo. Erano quelli che erano in grado di pensare disponendo di risorse che li affrancava dalla durezza del lavoro. La fatica e il lavoro di routine ottenebrano la mente e quando si arriva al momento di riposo non si ha voglia di pensare ma solo di rilassarsi affidando i nostri destini in mani altrui. Era questa la condizione della quasi totalità del popolo medioevale che finiva per tenere più alla serenità del suo vescovo,abate o principe che alla sua sapendo che questa in fondo dipendeva dalla loro benevolenza. Era la chiesa a consolarli promettendo che una volta morti le cose sarebbero cambiate. La speranza di questa ricompensa ipotetica divina dava loro la forza di tirare avanti accettando quella situazione di ingiustizia. La frase ricorrente era infatti:”Siamo nati per soffrire”.
La gente non si soffermava sulle ragioni di quella ineguaglianza sociale ammirando i fastosi ricevimenti dei padroni,le sontuose cerimonie religiose e genuflettendosi ad un segno di benevolenza o ad una straordinaria distribuzione di grano,tutto grasso che colava dai loro stracolmi recipienti. In fondo era un po’ come succede adesso che ci interessiamo delle vicende di tronisti,calciatori e vallette dimenticando soprusi e corruzioni di politici che continuiamo anzi ad ammirare per la loro furbizia nello sfuggire ai magistrati. La partitocrazia continua a derubarci pretendendo da noi quello che per prima non rispetta e ci prende anche in giro rubandoci soldi ad ogni tornata elettorale malgrado le ordinammo di non prendere più soldi dalle nostre tasche.
Nessuno più sembra avere voglia di ascoltare le grida di allarme che lanciano quei pochi giornalisti coraggiosi e i più numerosi comici satirici. Mi viene in mente Eduardo e la sua “Napoli milionaria”,quando Gennaro tornato dal fronte cerca di raccontare gli orrori della guerra ai afmiliari e amici seduti ad una tavola imbandita. Il figlio,facendosi interprete dell’umore dei presenti lo interrompe dicendogli in modo superficiale:Va bbuo’ papà. Cca è fernuto tutte cosa. Oramaje stamme quiete.
La rivisitazione del medioevo è stata interrotta,non a caso, nel quattordicesimo secolo. Eravamo rimasti con l’Architetto, Gran Maestro massone che invitava persone di cultura, a digiuno di edilizia, per averli come consulenti per i rapporti coi committenti e i rappresentanti che quelli gli mettevano alle costole. Avevamo lasciato gli usurai ebrei,costituenti una piccola parte della comunità giudaica, alle prese con una concorrenza cristiana improvvisa ed inaspettata. C’erano poi gli usurai cristiani che si erano inventati il tasso di cambio per non cadere nel peccato dell’usura su cui ormai la chiesa aveva chiuso un occhio per finanziare le crociate. Di queste tre categorie gli accettati della massoneria erano gli unici,almeno all’inizio,a perseguire uno scopo veramente umanitario scevro da interessi personali. Erano uomini di cultura e avevano certamente letto i classici convincendosi che a quella società bisognava apportare qualche modifica. Le altre due categorie perseguivano solo l’arricchimento,diciamo per deformazione professionale.
Tutte e tre categorie per ragioni diverse si spremevano le meningi per trovare una soluzione. Occorreva uno stimolo per intensificare l’attività neuronale,proprio come succede col lievito che coi suoi enzimi attiva il processo biochimico dei funghi di cui è costituito. Il lievito arrivò attorno al 1350 con la PESTE NERA e cominciò la svolta.


PERDONA I TUOI NEMICI MA NON DIMENTICARE MAI I LORO NOMI J.F. Kennedy


15) La Peste Nera


La peste è estremamente contagiosa e colpisce particolarmente i roditori. Può trasmettersi all’uomo attraverso il morso delle loro pulci veicoli del batterio Yersinia pestis. Cominceranno a comparire febbre,brividi e mal di testa e poi i famigerati “bubboni”,tumefazioni ai linfonodi. Di solito appaiono sull’inguine,più raramente sul collo,ascelle o altre zone del corpo. Attorno ai bubboni la pelle diventa bluastra. La complicazione è l’attacco ai polmoni che con la tosse moltiplica l’infezione provocando la pandemia. La morte è repentina ed inevitabile se non si agisce con gli antibiotici.
Attorno al 1300 il clima si era irrigidito per gli effetti della piccola glaciazione. La Glaciazione ebbe inizio per ragioni ancora sconosciute circa 650.000 anni fa e da allora abbiamo avuto quattro grandi glaciazioni. Il ritiro e la formazione dei ghiacci provocano a loro volta effetti ciclici e più precisamente cicli lunghi 13.000 anni che hanno effetti sulla terra e sulla vita e cicli corti di 180 anni che hanno picchi di freddo ogni ottant’anni e un picco di caldo al 180° anno. I cicli corti producono effetti più o meno sensibili,però solo sulla vita. L’ultimo apice di freddo lo avemmo nel 1970 ma non fu avvertito molto probabilmente perché già in atto l’effetto serra. Andando a ritroso arriveremo al 1330 che per ragioni di latitudine fece sentire i maggiori effetti nell’Europa settentrionale attorno al 1315 e in quella meridionale attorno al 1345. Il clima rigido provoca di solito carestie che durano circa un biennio.
Nelle regioni dell’Asia centrale quell’irrigidimento climatico produsse una moria di topi. Le loro pulci affamate cominciarono ad attaccare l’uomo iniettandogli il fatale Yersinia pestis. I mongoli avevano reso molto efficienti le vie di comunicazione per cui il contagio poté estendersi rapidamente anche in Europa. Qualcuno ha voluto ricostruire anche il percorso dell’infezione partendo dall’assedio che i mongoli posero a Caffa,una città della penisola della Crimea. Oggi si chiama Feodosija ed è situata sul Mar Nero sulla striscia di terra che lo divide dal mar d’Azov.
I mongoli per espugnare la città catapultarono entro le mura i cadaveri degli appestati. Gli abitanti li gettarono rapidamente in mare ma non poterono evitare il contagio. Da qui,attraverso le navi,il batterio raggiunse Costantinopoli e in seguito Messina propagandosi poi in tutt’Europa.
Lo Yersinia pestis raggiunse anche la Scandinavia e la Norvegia rimase addirittura senza sovrani. Fu infatti allora che Danimarca,Svezia e Norvegia ebbero come unico sovrano la regina Margherita.
I paesi più colpiti furono però l’Italia e la Francia.
Si cercò di frenare l’espansione stabilendo che le navi sostassero una quarantina di giorni al largo prima di approdare. Ci si voleva assicurare che l’equipaggio fosse sano. Fu allora che nacque il termine Quarantena.

Nella prima metà del trecento la popolazione europea contava circa settanta milioni di individui, quasi quanti ne conta oggi solo la Germania. Del resto anche l’affollata Cina all’epoca contava solo una sessantina di milioni di abitanti. Si stima che all’epoca l’intera popolazione mondiale non arrivasse a mezzo miliardo. Per giunta si trovava alla fine di un’intensa fase di crescita perché in quattro secoli era raddoppiata. Merito dello sviluppo agricolo e delle bonifiche delle paludi che avevano fornito nuove aree coltivabili. Le zone più sviluppate erano in Inghilterra meridionale ,in Francia,nelle valli della Senna e della Loira,in Germania,nella valle del Reno, nei Paesi Bassi e regione anseatica e infine in Italia nella pianura padana. Di conseguenza erano queste anche le zone più popolate. L’Italia contava dodici milioni di abitanti e la maggiore concentrazione era al centro nord.
Le condizioni igieniche di allora erano però assai precarie. Le città erano discariche a cielo aperto e persino i rifiuti organici venivano gettati direttamente in strada dalle finestre. Ancora oggi si può notare che i davanzali di alcuni antichi palazzi hanno una protuberanza su cui ci si appoggiava il vaso.
Dopo il passaggio della peste che per la sua intensità fu chiamata Grande Morte, morte nera e infine peste nera, la popolazione europea si ridusse di un terzo,una vera ecatombe. Non era però la prima volta che capitava. Tra il 300 e il 400 d.c. capitò qualcosa di simile con la Peste di Giustiniano.


NON V'E' MALE CHE NON ABBIA UN PO' DI BENE Plinio


16) La peste trova l’uomo impreparato.


Mancanza d’igiene,freddo e carestia furono i fattori principali della pandemia. I medici non pensavano nemmeno minimamente che potesse essere causata dalle pulci dei topi tantomeno dal batterio dell’Yersinia pestis. Le teorie di allora poggiavano ancora sull’opera di Ippocrate. Il grande greco sosteneva che la malattia fosse il risultato di uno squilibrio dei quattro umori presenti nell’uomo,ognuno corrispondente ad uno dei quattro elementi della vita. Il sangue corrispondeva all’aria, il flegma all’acqua,la bile gialla al fuoco e quella nera alla terra. Sono loro che forniscono agli organi e tessuti l’aria,i liquidi e l’energia per muoversi. Il cuore ha il compito di propagare il calore,indispensabile alla vita,in tutto il corpo e miscela i quattro umori nella maniera giusta. Le proporzioni tra gli umori non sono esattamente eguali tra ogni individuo perciò avremo il tipo sanguigno o quello flemmatico. Un’alterazione viene di solito corretta dalla natura stessa che “cuoce” i valori in eccesso espellendoli poi attraverso l’urina,il sudore,il pus e le feci. Se supera però certi limiti è necessario che il medico intervenga in aiuto alla natura sottraendo l’umore in eccesso o reintegrando quello in difetto. Ecco spiegato il perché dei tagli praticati al paziente. Essi servivano a fare uscire l’umore in eccesso ma in realtà,nel caso della peste,aiutavano l’infezione.
Qualcuno volle avanzare qualche nuova ipotesi in base alle osservazioni che aveva fatto. La peste colpiva in modo più massiccio i quartieri più poveri dove c’era maggior affollamento e di conseguenza più sporcizia. Pensarono allora che il ciclo della malattia fosse sporcizia-fetore-miasma-pestilenza. Altri assicuravano l’efficacia delle fumigazioni con erbe aromatiche. Si era avuto infatti qualche risultato positivo ma era dovuto al fatto che il calore del fuoco allontanava le pulci. C’erano poi altre teorie che attribuivano la causa a soffi malefici provenienti da oriente,miasmi che uscivano dalle viscere della terra,congiunzioni astrali sfavorevoli risucchianti aria dalla terra.
Furono pochi i medici che ebbero il coraggio di restare a curare i malati e la maggior parte di quelli rimasti lo fece per denaro. Se ne andavano in giro coperti dalla testa fino ai piedi indossando una maschera a testa d’uccello servendosi del becco per nascondervi sostanze aromatiche. Parecchi di loro non tentavano nemmeno di curarli ma si limitavano a consigliare di confessarsi quanto prima dopo aver intascato la parcella per lo scomodo.
Regnava la soggezione alla cultura,una cieca fede nella religione e superstizione a iosa.
San Rocco fu eletto a patrono degli appestati. Gli dedicarono chiese e si susseguivano processioni in suo onore con la statua portata a spalla dai fedeli. Spesso era seguita dai flagellanti,gente che a torso nudo ostentava le ferite che si procuravano flagellandosi.
I flagellanti si rifacevano ad una profezia di Gioacchino Fiore che indicò nel 1260 l’avvento di una nuova era. Era un teologo che fondò un ordine monastico riconosciuto poi da Celestino III nel 1196.
Gioacchino dal suo eremo in Sila,ove oggi sorge S. Giovanni in Fiore,formulò una sua personale teoria sulla Trinità. Il Padre,corrispondente al vecchio testamento,aveva caratterizzato la storia dell’umanità dai suoi albori fino all’avvento di Cristo. Fu un periodo segnato dal timore e dall’obbedienza. Il Figlio, aggiungendo il nuovo testamento,aprì un nuovo periodo improntato sulla fede e sull’amore. Nel 1260 lo Spirito Santo avrebbe dato inizio all’era della Verità. Gioacchino morì nel 1202 lasciando quella speranza di rinnovamento. I flagellanti pensarono ad un errore di calcolo,la peste era il segno che Gioacchino aveva ragione e per riconciliarsi con Dio nel momento della Verità si assumevano i peccati del mondo come aveva fatto Gesù,squarciando la loro pelle coi flagelli. Le ferite aperte finivano invece per incrementare la velocità di contagio.
Le grandi epidemie per quella gente superstiziosa richiedevano comunque un untore e questo fu individuato nell’ebreo. Dopo che l’Inghilterra e la Francia li aveva cacciati,gli ebrei avevano affollato Germania e Italia . Già malvisti per l’accusa di deicidio,cominciarono ad essere sospettati di avvelenare i pozzi per vendicarsi dei cristiani. Clemente VI intervenne in loro difesa ricordando che pure essi erano vittime della peste ma l’ascoltarono solo ad Avignone,la nuova sede del papato.
Le cose peggiorarono quando i Savoia,che allora non erano ancora nessuno,fecero ammettere ad alcuni ebrei,sotto tortura,di aver realmente avvelenato pozzi. Cominciò il pogrom, un termine coniato in Russia in tempi successivi che indica devastazione,nel caso genocidio.
Cominciò dappertutto la caccia all’ebreo,si pensi che a Strasburgo dei duemila residenti ebrei solo la metà sopravvisse. Gli ebrei si rinchiusero nelle loro case e molti per non cadere in mano a quegli assatanati le bruciarono trovandovi la morte insieme ai familiari.
Gli ebrei,in particolare gli ashkenaziti,furono quelli che pagarono il tributo più alto a quel flagello,specie in Germania e nei Paesi Bassi.
Anche le donne furono vittime innocenti di quella follia collettiva. Molte furono accusate di stregoneria e possedute dal Demonio avevano causato quel disastro per servire il loro padrone.


GRAN PARTE DELLE FOLLIE E’ ORIGINATA DALLA STUPIDITA’ Chamfort


17) La peste nera si rivela un fattore evolutivo dell’umanità


La peste nera provocò profondi cambiamenti nella società ma qualcuno finì per beneficiarne. La Chiesa,ad esempio, ne uscì enormemente arricchita per la quantità di lasciti di fedeli che in punto di morte vollero prenotarsi un posto in Paradiso. Perse però gran parte della sua credibilità e di conseguenza della sua autorità. Non era riuscita a fornire una risposta soddisfacente al perché Dio avesse permesso quella immane tragedia. La fede aveva subito una forte scossa per cui sono convinto che la fine del medioevo avvenne allora perché sulla fede aveva basato la sua sopravvivenza. C’è addirittura da riflettere sulla coincidenza che il Rinascimento cominciò subito dopo e dal “siamo nati per soffrire” si passò al “chi vuol esser lieto sia”. In effetti la peste nera finì per beneficiare i sopravvissuti. Il crollo demografico creò una sproporzione tra aree coltivabili e bocche da sfamare,a vantaggio di quest’ultime. Di lavoratori specializzati ce ne furono di meno per cui quelli rimasti poterono avere retribuzioni più sostanziose per la legge della domanda e dell’offerta. L’aumento del costo del lavoro indusse gli uomini ad interessarsi maggiormente alla ricerca per ridurre la quantità di manodopera con la meccanizzazione del lavoro. Questo riguardò pure la cultura perché l’impiego degli amanuensi faceva del libro un prodotto di lusso. Con l’invenzione della stampa sarà alla portata di tutti. Riguardò infine anche l’attività militare perché anche i soldati pretesero più soldi. Si progettarono armi più efficaci per aumentare il potere distruttivo di ogni singolo soldato.
Dopo un periodo di pausa l’attività commerciale riprese ancora più frenetica di prima. Si aggiunsero le grandi scoperte geografiche che allargarono a dismisura i mercati mettendo a disposizione altre terre e materie prime. L’attività bancaria ne beneficiò enormemente perché tutti chiedevano soldi per finanziare nuove imprese incluso quella clamorosa di Cristoforo Colombo.

La peste nera portò l’uomo anche a riflettere sul suo destino,come sempre avviene quando siamo sfiorati dalla morte. Si comincia a riflettere su cosa abbiamo fatto in terra e se abbiamo speso bene la nostra vita. Iniziò la lievitazione,un fermento neuronico che avrebbe indotto gli “accettati” della massoneria ad intraprendere l’impresa di trasformare la società rendendola più giusta. Gli ebrei si leccavano ancora le ferite meditando la loro vendetta verso i cristiani che ne avevano fatto strage costringendoli a convertirsi o a nascondersi per aver salva la vita. Gli usurai cristiani erano ben contenti delle loro disgrazie perché ebrei erano i loro più pericolosi concorrenti. Avevano conosciuto la potenza del denaro ed ora non vedevano l’ora di sostituire la nobiltà al potere. Massoni,ebrei e banchieri approfittavano del disorientamento seguito alla peste nera per perseguire i loro obiettivi,cominciava la lievitazione.


SE STA BENE IN SALUTE TUTTE LE RICCHEZZE DEL MONDO NON POTREBBERO AGGIUNGERE NULLA ALLA TUA FELICITA’ Orazio

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